6 ottobre 2022

Perché la crisi non sia la tomba dello sport giovanile

La tanto attesa ripartenza, immaginata come un sogno troppo bello perché si realizzasse, in realtà sta avvenendo. E si tratta di una ripartenza forte, con manifestazioni interessanti di cui mi arrivano continue foto, video, mail… Tutto quello che oggi serve per dare visibilità alle attività viene usato per condividere in Associazione l’entusiasmo di aver ripreso il cammino, drammaticamente interrotto dal Covid. Questo entusiasmo è un patrimonio che va però tutelato alla luce dei gravissimi problemi che stanno affliggendo le nostre comunità. Nulla di paragonabile a quanto sta accadendo a meno di 2000 km da noi (la distanza tra Roma e Kiev) dove si consuma un dramma inimmaginabile, dopo la fine della seconda guerra mondia-le, ed in Paesi europei tanto vicini. Non possiamo non evitare però di essere fortemente preoccupati anche per le difficoltà che mettono e metteranno a dura prova la capacità e la voglia di fare dei nostri dirigenti. A fronte di numeri di partecipazione molto alti e incoraggianti che arrivano da ogni parte d’Italia, segno dello stato di salute di quasi tutti i Comitati Csi attualmente attivi, emergono sempre più forti segnali di fatica e di preoccupazione di cui dobbiamo farci carico. Siamo di fatti chiamati a cercare, ove possibile, di dare delle risposte, di indicare con fiducia un orizzonte di riferimento.

Oggi siamo costretti a chiederci se le società sportive, i gestori degli impianti e coloro che si sono fatti carico di proporre attività sportiva per tutti, saranno in grado di sostenere le spese visti i continui rialzi, senza fine. E se, come ovviamente plausibile, le società sportive, per non chiudere, fossero costrette a dover chiedere maggiori contributi alle famiglie? Questo è il dramma: che le famiglie - già fragili per fronteggiare enormi fatiche ed altri bisogni primari, magari in assenza di lavoro, con mutui, affitti, gas, luce, spese auto, costi scolastici ed altro - siano costrette a cedere allo sconforto e a non iscrivere i figli alle attività sportive. Pensiamoci e cerchiamo di attivare tutte le nostre risorse, ricorrendo anche al sostegno e alla collaborazione dei tanti volontari su cui ancora possiamo contare, perché la crisi non finisca per essere la tomba dell’attività sportiva giovanile educativa e formativa.

L'angolo del Presidente

Perché la crisi non sia la tomba dello sport giovanile

Vittorio Bosio

Presidente Nazionale